Certe vite di santi, così come vengono raccontate, ci tolgono il gusto tutto interiore di fare un po’ di strada assieme a loro; e per straordinari presagi e non meno straordinari prodigi e miracoli ci si trova atterrati, quasi, e con la testa sollevata a contemplare in alto un nuovo sole: una gloria fatale che tende a spogliarsi delle vesti già umane e che vale a separare i santi proclamati dagli altri cristiani mentre il destino di questi, che non è riuscito a chiarirsi agli occhi del mondo, a Dio non è meno caro. Ora la vita di Fra Ignazio, prodigioso soltanto dopo lunghissimi ignoti anni, non fu creduta degna in tutto del laicato francescano, anche dopo che in Noviziato si disse ch’Egli parlò alla Vergine Maria e che Questa gli rispose.

Abbiamo sottolineato che Fra Ignazio era arrivato a questa seconda fase, invocando San Francesco, per la paura di precipitare col cavallo in un burrone, e ricordando quindi un voto non mantenuto: questa vita non è né facile né quieta né scolpita in ogni particolare neppur quando tutta la città sarà da Lui conquistata.

Quando per altri quarant’anni i suoi occhi conobbero ogni pietra di Cagliari e si dire ogni anima, e cominciarono a sentirsi stanchi della luce esterna e si giudicò che potesse diventare cieco, Egli a questo annuncio si rallegrò perché essi non avrebbero più potuto posarsi sia pure involontariamente su “oggetti peccaminosi”.

Vecchio, stanco e santo questo pensiero quasi ammonisce gli studiosi della sua vita a non aver fretta di disporsi senz’altro alla fioritura dei miracoli, e agli scrittori di non dilettarsi alla coloritura
dei fioretti, che di questa vigilanza costante, tormentosa e conquistata non sono che la Grazia di un premio, data a Lui, ma necessaria a quella Cagliari tanto impaludata nel formalismo religioso. Egli infatti reagiva con tutta naturalezza quando la gente mostrava di dimenticare che del vino squisito il povero vaso che l’offre non ha alcun merito: che c’entrava Lui, poverello, ch’era privo perfino di quel senso di poesia che le menti colte cercano e scoprono nell’umiltà dei francescani? I frutti nelle piante come nei santi vengono per ultimo, e quando le piante sembrano spogliarsi di quello splendore floreale che, come dice il Vangelo, fa presagire l’estate vicina, allora perdendo la bellezza assieme ai petali, i rami e le foglie sono tutti intenti a difendere e a trattenere gl’invisibili frutti. Tratteniamoci anche noi perciò a scoprire questo misterioso fervore alimentato dalla Grazia, che alla fine di un omiciattolo incolto e trascurabile agli occhi del mondo, fa un eroe che ancora impegna la nostra mente e più ancora la nostra anima a scoprire e capire le misteriose vie della vera grandezza. Questa scoperta riguardava in principio il popolo cagliaritano, assieme ai frati del Convento, poi interessò il clero e le autorità civili: nessuno, nel mondo, si rassegna facilmente a scoprire fra i propri simili un uomo superiore e tanto meno santo: può nascere un po’ di rumore attorno ad una persona, ma per ciò stesso nasce l’attenzione, l’osservazione dei confratelli e il controllo dei superiori, così che fra estremi di gelosia e di malevolenza, di credulità o di esagerazione, un processo si manifesta parallelo al formarsi e manifestarsi della eccezionale personalità del cristiano.

Abbiamo subito notato che fra Ignazio non aveva alcuna qualità esterna per attirare l’attenzione o la simpatia. La domanda dunque fu posta a coloro che lo conobbero direttamente o che ne sentirono parlare da coloro che trattarono con lui: perché, perché a Lui questa fama di santità? Come, com’è nata questa fama?

IL FRATE VINCE L’UOMO

“A me sembra che questa sia stata originata dalle beneficienze che praticava Fra Ignazio in favore del prossimo, afferma un testimone autorevole, così che nelle case di Cagliari quando vi era un ammalato o si traversava qualche angustia si ricorreva a Lui; e nel vedere la prontezza con cui accorreva a dar conforti ed aiuti, la gente si formò di Lui il concetto di Santo”. Ma a chi questo concetto poté sembrare generosità popolare, altri, sicuramente testimoniando, rispose: “No. Non fu già semplice rumore la santità di quel Religioso, ma bensì vera fama di santità pubblicamente affermata nei quattro quartieri della città, e comune alle classi nobili come a quelle popolari, alle personalità del Governo come allo stesso clero e agli stessi frati”. Non ho mai inteso, aggiunge altri, parlarsi contro. Chi lo conobbe e trattò a lungo con Lui conclude così: “da quando io ho avuto perfetto uso di ragione non ho conosciuto altro Religioso vivere e morire con la fama di santità eccezionale di Fra Ignazio da Laconi”. Mentre era ancora in vita, tale fama si sparse per tutta l’isola. E le Autorità episcopali, Mons. Melano, prima e Mons. Navoni poi, Arcivescovi di Cagliari, confermarono la solidità di tale fama.

L’unanimità non era possibile, e naturalmente gli ultimi a persuadersi son quelli che potremmo dire gente di casa. Fra questi un Sacerdote, Scolopio delle Scuole Pie il cui nome non ci interessa, volle prendersi il gusto o di poter smentire la fama, o meglio d’averne per suo conforto la conferma. Lo attese un giorno al varco, e lo fermò in istrada quasi sotto porta Cristina di Casteddu, ed iniziando il discorso con un ragionevole pretesto finì per investirlo con quegli improperi che gli parvero più adatti a stimolare la reazione: mangiapane e fannullone che non era altro! Era un ipocrita perché con tante che se ne dicevano sul suo conto, e non tutte belle, Egli continuava ad andar su e giù per le vie di Casteddu… Fra Ignazio ascoltò, interessato, abbassò la testa, incrociò poi le braccia in segno di rispetto, mentre gli occhi gli si empivano di lacrime, e mormorò il suo Sia Lodato il Signore; ed infine traboccò la sua francescana letizia: Sia ringraziato il Signore, finalmente ho trovato nel popolo di Cagliari una persona che mi ha conosciuto, e sa chi io veramente sia !

Ecco dunque chi furono i veri testimoni della francescana umiltà di Fra Ignazio da Laconi, vera e limpida umiltà che Egli si era conquistata con la bisaccia in ispalla, di via in via, di casa in casa. Ma quando si è arrivati a questo punto siamo già in piena estate e magnifici frutti pendono dal rigoglioso albero francescano (segue).