
C’è poco da aggiungere alla parole di don Francesco Loprete, il sacerdote dell’arcidiocesi di Crotone-Santa Severina, che – con il supporto di un artista – ha realizzato una particolare croce con i resti del barcone in cui si trovavano i migranti che hanno perso la vita a Cutro nelle scorse settimane. Immagini che non dimenticheremo mai. Non vogliamo entrare nel merito delle polemiche, ma la tragedia che ha visto morire uomini, donne e bambini è l’ennesimo episodio che
conferma la grande Quaresima in cui è entrato il nostro mondo. Nessuno, che sia in possesso di un’alternativa alla morte, si mette in mare con la probabilità altissima di morire lungo la traversata.
“Nella Quaresima meditiamo sulla Passione di Gesù – ha detto il sacerdote – La croce che ho realizzato vuole ricordare il legno crudo su cui è stato posto un innocente, e anche qui si tratta del legno di un barcone di innocenti che pagano per un crimine che non hanno commesso”. Don Leoprete ha poi aggiunto anche che sulla Croce è presente un pezzo di pezzo di legno che “richiama il braccio di Gesù appeso”.
La Croce è stata quindi benedetta e ora si trova nella parrocchia di Castella, poco distante dal luogo della strage, è stata portata sul luogo della tragedia per la via Crucis e poi custodita nella parrocchia di Steccato di Cutro dopo una pere- grinatio in Cattedrale e nelle par- rocchie che ne hanno fatto richiesta.
Dovunque, nel mondo, è Quaresima: anche nelle nostre comunità si vive in attesa della Pasqua, che mai come quest’anno sarà una Pasqua di Resurrezione. Questa la supplica, questa la domanda incessante che cresce in tutto il pianeta. Dalla guerra in Ucraina, a cui non dobbiamo abituarci, al terremoto che ha colpito Turchia e Siria, fino alle piccole e grandi sofferenze che viviamo nelle nostre famiglie: ovunque si alza il grido, si leva la supplica a Cristo. Vieni Signore Gesù.